Robogiornalista nell’era 2.0: arriva il mini-drone made in Polonia…
Facciamo un po’ di ordine: da quando le fotocamere dei cellulari hanno trasformato ogni partecipante alle manifestazioni, con un account su “Twitter” o “Youtube” in un potenziale cronista 2.0, le forze dell’ordine hanno una nuova gatta da pelare: distinguere tra attivisti e reporter (con tutti gli annessi e connessi…).
In questo clima di incertezza (con corollario di botte, spintoni e manganellate…) un certo interesse ha recentemente suscitato un’innovazione tecnologica dell’azienda polacca 2.0, “RoboKopter Technologies”, capace di riprendere video davvero spettacolari e senza rischi per giunture, cartilagini e ossa dei giornalisti.
Al di là dell’entusiasmo suscitato dalla techno-novità, vari dubbi si addensano all’orizzonte: anzitutto, il costo del nuovo “cronista-drone” (davvero elevato sia in termini di euro sia di dollari) e poi il rischio che la polizia non lo identifichi e lo metta quindi fuori uso (necessario a questo punto che i droni abbiano lo status di giornalisti a tutti gli effetti); e infine, come taluni suggeriscono, nessun marchingegno potrà avere mai (?) la sensibilità di un operatore in carne e ossa, il cui fiuto gli permette di essere nel posto giusto al momento giusto
Chissà che cosa penserebbe di questa novità “Philip Kindred Dick” (papà di Blade Runner) i cui romanzi e racconti erano popolati da robogiornalisti (per esempio “Utopia, andata e ritorno” – “The Unteleported Man” – scritto nel 1966)?